Harry’s Bar, Venezia: una leggenda dal 1931.

.

Meeting A Legend

Quando parli dell’Harry’s Bar, la maggior parte delle persone sa che ti riferisci a Venezia, una città traboccante di ricchezze culturali. Ricchezze di altro genere, ma non per questo meno appaganti, si trovano all’Harry’s Bar, comproprietà e direzione di Arrigo Cipriani, lui stesso una leggenda veneziana.

Davanti ad un drink caratteristico del bar, la purea di pesca bianca e il Prosecco Bellini, Arrigo Cipriani, che è uno degli uomini più gentili che si possano immaginare, racconta la storia dell’Harry’s Bar, fondato dal padre Giuseppe nel 1932.

Giuseppe aveva lavorato come barista presso il vecchio Hotel Europa dove un giovane e ricco studente americano, Harry Pickering, andava a bere regolarmente. Harry era stato mandato in vacanza a Venezia con sua zia, il cane e il suo gigolò per cercare di farlo uscire da una forma di alcolismo ma un giorno, dopo una discussione, la zia lo lasciò e senza soldi. Giuseppe, che trovava simpatico il giovane Harry, si offrì di prestargli 10.000 lire per tornare a casa, una grossa somma per un barman. E così Harry tornò in America e Giuseppe non ebbe più sue notizie. Ma diversi mesi dopo Harry entrò nel bar e restituì le 10.000 lire a Giuseppe più altre 40.000 lire, dicendo: “Possiamo usare questi soldi per aprire un bar insieme, Giuseppe, lo chiameremo Harry’s Bar. Che ne dici Giuseppe?”

Harry Pickering

Fu la moglie di Giuseppe, madre di Arrigo, Giulietta, a trovare il posto perfetto.: un piccolo deposito di cordame in Calle Vallaresso proprio vicino alla battigia, e fu lei a cucinare i primi pasti e fu un successo fin dall’inizio per l’’atmosfera era completamente diversa dai bar dei soliti hotel. Poco dopo Harry vendette la sua quota a Giuseppe, ma continuando a frequentare il bar quando era a Venezia.

Il bar è un locale relativamente piccolo di soli 45 metri quadrati, situato all’estremità del lungomare di Calle Vallaresso, vicino a Piazza San Marco e affacciato sull’estremità meridionale del Canal Grande.

Al momento dell’apertura, il bar si trovava in una strada senza uscita, perché non era presente il ponte che collega la via con il “Molo” e Piazza San Marco. Cipriani pensava che questa fosse una cosa positiva, perché il bar avrebbe avuto clienti che venivano lì solo per il bar e non si imbattevano in passanti!

L’impresa di Cipriani ebbe un successo immediato, costruendo una clientela tra intellettuali, facoltosi e aristocratici. Il primo e ultimo “Guest Book” contiene, tra gli altri, le firme di Rino Amato, Arturo Toscanini, Georges Braque, Truman Capote, Charlie Chaplin, Peggy Guggenheim, Barbara Hutton, Somerset Maugham, Gregoire Hetzel, Barbara Carlotti, Mauro Gioia e Orson Wells .

 Ancora oggi il bar non sembra particolarmente invitante dall’esterno, mentre l’interno è piuttosto conservatore, ma senza tempo. Il piccolo interno significa che le celebrità devono essere notate!